Pubblico il testo del mio intervento all’incontro pubblico in cui sono stati presentati il libro di don Giussani La rivoluzione di sè e il mio libro Una storia di popolo. I primi 50 anni di CL a Rimini
Alcune date parlano da sole. Il 24 luglio 1962 alcuni ragazzi di Rimini Studenti seguiti da don Giancarlo Ugolini incontrano a San Leo alcuni coetanei di Gioventù Studentesca in vacanza sulla Riviera. il 4 ottobre, a Villa Verde, nel Cuore di Marina Centro a Rimini, si svolge la prima giornata di inizio della neonata GS riminese.
Erano trascorsi nemmeno due mesi e mezzo dal primo casuale incontro e già i riminesi, presi da quella proposta, si lanciano nella missione, annunciano ai loro coetanei l’avvenimento in cui si sono imbattuti. Nelle scuole, che allora cominciavano il 1 ottobre, per tre giorni passano di mano in mano buste arancione con uno strano invito.
Mi ha colpito molto questa coincidenza temporale fra l’incontro, fra l’annuncio ricevuto, e il primo gesto missionario. Tutto questa è avvenuto in un’epoca assolutamente analogica, dove non c’erano smartphone, o posta elettronica, i messaggi si diffondevano one to one, da persona a persona. Tutto ciò induce a pensare che la missione, la comunicazione ad altri dell’avvenimento incontrato, faccia parte del Dna del carisma di don Giussani, nessuno fra quei ragazzi ha pensato che “prima dobbiamo crescere e poi ci proponiamo agli altri”, tanto meno questo fu il pensiero di don Giancarlo Ugolini, che di quella estate ricordava soprattutto il dinamismo missionario di Paola Fabbri, una ragazzina di 15 anni che trascorreva i mesi di vacanza per mantenere i contatti fra i giessini milanesi in vacanza e fra questi e i giovani riminesi.
Nessuno avrebbe scommesso qualcosa su quel gruppo di ragazzi radunati a Villa Verde per un cammino di educazione alla fede. Cosa mai poteva nascere?
E invece dopo 50 anni ho potuto constatare, scrivendo il libro Una storia di popolo. I primi 50 anni di CL a Rimini, il libro che in anteprima trovate qui stasera, che senza la presenza diComunione e Liberazione la storia di Rimini degli ultimi cinquant’annisarebbe stata diversa. Non è un giudizio di qualità, è una constatazione.
Da quei ragazzi che nell’estate del 1962 incontrarono alcuni coetanei milanesi in vacanza, è nato un popolo, una «entità etnica sui generis», avrebbe detto Paolo VI. Per quanto sui generis, è un popolo visibile, incontrabile nelle strade e nelle piazze, nei luoghi di lavoro, al bar o allo
stadio, al cinema o sulla spiaggia, in chiesa e fuori dalla chiesa. Ai suoi
amici don Luigi Giussani spiegava: «Noi siamo un popolo, una compagnia diversa dalle altre. Quello che caratterizza questo popolo è un criterio nuovo: il criterio di Cristo». A Rimini più di cinquant’anni fa è nato un popolo che si è formato seguendo il criterio nuovo indicato da
Giussani, e così facendo ha generato famiglie, imprese di lavoro, iniziative
culturali, opere sociali, attività educative. Meeting e Karis Foundation, certo, ma anche molto altro.
In questi 50 anni ci sono state molte occasioni per cui il popolo nato dall’incontro con il carisma di don Giussani si è misurato in un giudizio sulla realtà circostante, sull’ambiente in cui si trovava a vivere. Impossibile elencarli tutti. Ne prendo uno dall’esperienza di GS. Nel 1966 si tiene il primo convegno su Scuola e tempo libero con relazioni su cultura, carità e missioni, spettacolo come comunione, ed anche su turismo come dialogo.
Viene proposto un giudizio sul turismo (e non c’è bisogno di ricordare cosa significa la parola turismo a Rimini) a partire, questo l’aspetto interessante, dalla propria esperienza.
«Nell’estate del 1962, alcuni studenti cattolici milanesi, che si trovavano in vacanza sulla nostra riviera, esprimevano sensibilmente la loro unità incontrandosi ogni settimana a Rimini, per riflettere insieme su alcuni motivi della loro esperienza estiva. Li abbiamo incontrati, quasi per caso, durante uno dei loro incontri. È nata un’amicizia che dura ancora, ma soprattutto è nata così anche a Rimini la comunità cristiana tra gli studenti. E in fondo non erano che semplici turisti. (…) Occasione di dialogo, di incontro fra persone lontane e diverse, il turismo può restare un fatto casuale e momentaneo, come accade quasi sempre, ma può diventare un fatto decisivo per la vita, come nel nostro caso. (…) La seconda caratteristica peculiare del turismo è il fatto culturale: l’incontro con una città o con un monumento, o un’opera d’arte, qualcosa che esprima comunque una sua tradizione culturale e un significato umano ben precisi.
Quindi Rimini città in cui è possibile incontrare persine, Rimini città in cui si incontrano culture diverse, monumenti, arte, ecc.
Leggere questi documenti provenienti dalla nostra storia fa uno strano effetto, sembra che quei ragazzi di 60 anni fa avessero avuto le stesse intuizioni che poi sono state rilanciate dal Piano Strategico. Era il 1962, non so chi latri ragionasse in questo modo.
Nel 1968 questo tentativo originale di presenza ecclesiale nel mondo giovanile viene spazzato via dall’ondata rivoluzionaria del 68. Nel 68 in GS e nei suoi dirigenti lo smarrimento fu totale. A Rimini se ne andranno quasi tutti e fra i pochissimi rimasti si decise di ricorrere un’ultima volta a don Giussani, quasi un’ultima spiaggia. È il famoso incontro di Torello dell’estate 68, importante non solo per ciò che era rimasto di GS Rimini ma per il futuro del movimento in quanto tale. Dopo l’incontro di Torello, Giussani si vede con alcuni Memores e rivela loro: «C’è una premessa di cui mi sono accorto parlando con un gruppetto di Rimini la settimana scorsa. Dovendo parlare due giorni con loro e dovendo incominciare la prima mattina e non sapendo da che parte incominciare, così d’improvviso mi ha fatto impressione questa notazione: a me sembra un segno dei tempi che non è più il discorso sulla tradizione, non è più la storia che fonda o che può fondare un richiamo e un’adesione al fatto cristiano». Se non è con il richiamo ad una tradizione, i giovani possono essere attirati dall’incontro con un annuncio, specificherà nel prosieguo dell’incontro.
Da Rimini, da Torello, era partita una riflessione che avrà il suo culmine nella lezione al Peguy diventata il primo paragrafo del secondo capitolo Vivente è un presente (1 novembre 1968) del libro La rivoluzione di sé.
Leggendo il libro di Giussani e leggendo il mio libro ci si può accorgere di una storia e di una riflessione che è proceduta più che in parallelo, direi lo stesso cammino, in luoghi diversi.
Don Giussani è stato presente più volte a Rimini nel biennio 1968-70, e quando non c’era lui mandava i suoi stretti collaboratori dell’epoca come Angelo Scola.
Nell’estate del 1969, in piazza Tripoli, nel cuore della Rimini turistica, fa la sua comparsa uno strano “negozio” che in realtà non è un negozio, è la sede del Centro Incontri Jaca Book. Vuole essere un punto di incontro al mare per incrociare turisti e riminesi intorno ad una proposta culturale.
Nel volantino che pubblicizza la nascita del Centro si legge: «La Chiesa è l’ipotesi di partenza: abbiamo scelto questo lavoro per testimoniare che l’avvenimento cristiano è una possibilità di vita per ciascuno».
Ecco una nuova conferma che la dimensione culturale e la dimensione missionaria fanno parte del DNA dell’esperienza proposta da don Giussani.
Non a caso il 21 marzo 1970 don Giussani scende a Rimini per un incontro pubblico sul tema: “La vita della comunità cristiana – Perché l’annuncio di Cristo diventi esperienza”. L’intervento svolto rivela l’evidente preoccupazione di don Giussani di dare un fondamento solido alla ripresa di esperienza cristiana appena cominciata. Nel libro ci sono alcune citazioni a conferma.
In quell’anno un’altra assemblea pubblica in dicembre per ridire i termini essenziali dell’annuncio cristiano. Le citazioni che trovate nel mio libro riecheggiano largamente i contenuti di La rivoluzione di sé. (così come l’intervento di Marzo)
C’è una frase che è troppo suggestiva perché non la citi integralmente:
«Che il mondo sia migliore non può avvenire che da un fatto più grande di noi, il fatto è accaduto, si chiama Cristo, continua fra di noi nel mistero del suo corpo mistico che è la Chiesa. Entrando dentro questo fatto in noi nasce un uomo nuovo, il soggetto nuovo capace di realizzare rapporti
nuovi, autentici in pieno (…) secondo un’autenticità impossibile altrimenti».
Che il punto che premeva fosse l’autocoscienza nuova che nasce dalla fede e come questa diventi giudizio su tutta la realtà, lo dicono anche gli incontri che nel gennaio successivo terrà don Angelo Scola. il 30 gennaio su La rivoluzione culturale (ovvero il cambiamento operato da Cristo nella storia) e una seconda volta il 6 marzo su La vita della comunità cristiana.
Dietro questa frenetica attività di incontri, di annuncio di parola chiara, come si diceva allora, cosa si avverte? Si avverte la vita di una comunità che, nei suoi limiti, vuole vivere e comunicare agli altri la novità dell’avvenimento cristiano, incontrato attraverso il carisma di don Giussani e vissuto in un’esperienza di comunione. È quello che è accaduto a Rimini e che ho cercato di documentare in questo libro.
Valerio Lessi
Rimini, 7 novembre 2024